19 febbraio 2007

Omelia 18 febbraio 2007

Cari amici, un vangelo straordinario (Lc 6,27-38), da aprirci il cuore e far rizzare i capelli.
Però questo vangelo straordinario, non è difficile. È impossibile all’uomo da vivere.
Assolutamente impossibile, per questo esso è rivolto ai cristiani, ai discepoli, a coloro che personalmente e permanentemente nella vita interiore fanno l’esperienza di Dio come padre e madre, e si riconoscono peccatori salvati, peccatori nemici a cui è stata usata misericordia.
Allora si apre la possibilità in Cristo di amare come Dio mi ha amato. Questo è il terzo livello.
Dice padre Fausti: “questo vangelo ci dice tre cose, chi è Dio per me o chi è stato Dio per me, chi sono io per Lui, chi devo essere io per i miei fratelli “.

Quello che è straordinario in questo vangelo è che tutto quello che ci è stato detto, Dio lo ha fatto con noi, con ciascuno di noi. È Lui che ci ha amato quando eravamo nemici, è Lui che ci è vicino quando lo odiamo e ci benedice anche quando lo bestemmiamo, è Lui che continua a circondarci di amore anche quando lo maltrattiamo, è Lui che in modo sovrabbondante ci è venuto incontro e se gli abbiamo chiesto il mantello ci ha dato ben più della veste, e potremmo continuare.
È lui che ci ama di un amore gratuito, di una iniziativa che non chiede il contraccambio, è Lui che per primo ci ha insegnato ad amare non solo quelli che ci amano come fanno i peccatori.

Per questo è detto ” sarete figli dell’altissimo perché lui è benevolo verso gli ingrati e i malvagi ” per questo è anche detto ” siate anche voi teneri di cuore, misericordiosi, come è misericordioso il padre vostro”.
Questo amore folle di Dio per la sua creatura!
Come si fa a riscoprire questo amore tenero di Dio per noi? Nella preghiera!

Ecco il tempo della quaresima. La preghiera innanzitutto di ascolto in cui ripercorro l’amore di Dio verso il suo popolo, una preghiera di ascolto che diventa preghiera di lode.
La lectio divina: è questo restituire l’amore con cui Dio mi parla. È in questa preghiera costante, quotidiana, di ascolto e di lode che io continuamente scopro quel che Dio è per me, purifico e rinnovo l’idea di Dio.

Il secondo punto, vi dicevo collegato al primo è: chi sono io per Lui.
Un peccatore e un nemico che egli ama, Lui non mi ha giudicato e non mi giudica, Lui non mi condanna e non mi ha condannato, Lui mi perdona, Lui mi perdona in modo sovrabbondante, una misura pigiata scossa e traboccante versa dentro di me.
Non saremmo qui, amici, se non fossimo l’oggetto del suo amore e della sua misericordia.
Chi è il cristiano?
Si diventa cristiani sacramentalmente nel battesimo, lo sappiamo, ma concretamente lo divento quando mi sento avvolto da questo amore, quando mi sento immerso nell’amore di Dio che, mentre eravamo ancora nemici, ci ha amato.
Se io non mi sento dentro questo immenso amore non capirò mai il senso della mia vita.
Posso parlare di mio, posso essere religioso, posso essere prete, posso vestire l’abito bianco ma non capire niente dell’amore di Dio.

Come si ricostruisce ogni giorno questa coscienza di chi è Lui per me? Nella preghiera!
Soprattutto nella preghiera di perdono e di intercessione.
La preghiera di perdono: in cui prendo continuamente coscienza che nonostante il mio peccato che permane dopo il battesimo, Lui mi usa misericordia e non mi condanna, non mi giudica, perché mi vede amabile nonostante tutto e mi dà la capacità e la dignità di ripartire, addirittura mi affida la sua chiesa, il suo ministero, il tesoro più grande del suo ministero che è l’eucarestia.
Perché Lui mi ama, perche Lui mi ama!
Questo esige una grande preghiera di perdono, un riconoscere continuamente il nostro peccato di cui il sacramento della riconciliazione è il gesto ultimo e sacramentale.

Poi nella preghiera di intercessione per dire “Signore fà che io ricordi continuamente ciò che tu sei per me e ciò che io sono per te”.
È soltanto in una grande preghiera, che diventa unione con Dio, che diventa anche spirito di orazione, al di là dei tempi fissi e fissati della preghiera, come una regola spirituale chiede, che dobbiamo vivere nella intimità con il Signore.
Quanto tempo sciupiamo tutti a partire da me, invece potremmo tenere la mente unita al Signore, quante parole diciamo che volano come vento e che non sono radicate in niente perché non sono radicate nell’amore di Dio.
Quanto tempo sciupiamo e che invece potremmo vivere nell’unione con il Signore, in questo sentirci abitati, amati e perdonati da Lui.

Solo allora diventa possibile capire l’impossibile. Capire cioè di poter amare ciò che Dio ama, nella grazia dello spirito, nella potenza del Cristo che abita in me, diventa possibile.
Unicamente in Lui diventa possibile.

Fondamentalmente l’uomo è racchiuso in quella parola del filosofo “homo hominis lupus”. Lo vediamo nella cronaca, quante volte l’altro in modo diverso finisce per diventare un lupo per me.
Il Signore ci dice “homo hominis deus”, l’altro per me diventa Dio stesso.
Guardate che è frutto di grazia, il perdono, la misericordia, la gratuità. Quante volte ho pensato nella vita a quella parola conclusiva del vangelo ” date e vi sarà dato una buona misura pigiata scossa e traboccante vi sarà versata a voi in grembo e con la misura con cui misurate sarà misurato a voi in cambio” e noi che ci sentiamo paghi di aver dato due miseri soldi al povero, ci sentiamo già di essere a credito con il Signore.
Lui che invece è capace di spezzare e moltiplicare i pochi pani e i pochi pesci che mettiamo nelle sue mani. Una fecondità straordinaria quando viviamo in Cristo!
Questa naturalmente è la santità, quella santità chi si nutre continuamente di preghiera. Non una preghiera bigotta staccata dall’azione, dalla vita, ma una preghiera che pervade la vita, una preghiera fraterna, comunitaria, dove ci si sorregge gli uni gli altri, dove siamo certi che l’un l’altro prega.

In modo particolare l’eucarestia: “questo è il mio corpo dato per voi “.
È il dare del Signore nella eucarestia domenicale in cui veramente veniamo rigenerati ed è il momento in cui ci viene usata misericordia.
Ecco allora l’eucarestia vera e degna, una eucarestia viva al punto che voi, ministri dell’eucarestia,non volete privare i fratelli malati e portate loro il corpo del Signore.
Questo presuppone una compagnia di preghiera, di voci, comporta una solidarietà nella preghiera per sostenerci nella debolezza.

Ecco allora la quaresima: tempo unico di silenzio e di preghiera.
Facciamo tacere le molte parole, immergiamoci nella vita interiore, nella preghiera.
Anche io, come il Papa, ritengo che ci siano forti lobby contro la famiglia, non lo dico da oggi, credo davvero che soprattutto ai nostri giovani si cerchi di far passare l’idea che Gesù (non si dice più che è contro la ragione o contro la giustizia sociale) è contro il benessere della persona, i diritti riproduttivi o affettivi sui quali Lui non può capire.
Ma anche se queste lobby esistono, io credo che nella preghiera noi dobbiamo trasformare i problemi della famiglia in passione educativa.
Dovremmo chiederci come aiutare i nostri giovani a riscoprire la bellezza di un amore pulito, di un fidanzamento vero, di un matrimonio per la vita, da sostituire alla convivenza o semplicemente allo stare assieme!
Molte volte dormiamo, molte volte dormiamo!
Come sostenere con la tenerezza e la misericordia di Dio le giovani famiglie, le famiglie in difficoltà, le famiglie in crisi?
È qui che si vede quell’amore misericordioso e sovrabbondante di cui ci parla oggi il Vangelo!
È qui che si tocca con mano la misericordia e la fedeltà del Signore! Amen


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