Siamo noi la comunità dei santi!

 

Omelia del 1° novembre Festa di Tutti i Santi


 

Vorrei partire da un'autocritica penso a me ma anche ai miei catechisti.

 Noi diciamo che siamo la comunità dei santi, che come cristiani nel battesimo siamo stati santificati, diciamo un po' meno che, come ci ha ricordato quarant'anni fa il concilio, c'è una vocazione universale alla santità che la nostra realizzazione umana di uomini e di donne è la santità che per noi prendere il largo vuol dire diventare santi.

 

Non deve spaventarci questa parola, io vi confesso che in qualche periodo della mia vita mi ha spaventato. Vuoi per il prezzo che mi sembrava comportasse, vuoi perché tanto mi dicevo non ce la faccio, è inutile porsi delle mete che poi uno non riesce a raggiungere.

È un grande errore questo, forse per una concezione sbagliata. Giovanni Paolo II ci ha detto una cosa, che la santità è di tutti, anche questa folla di canonizzazioni ci ha voluto aiutare in questo. È toccato a lui essere credo nella storia della Chiesa degli ultimi secoli quello per cui è stata iniziata subito la causa di beatificazione .

La santità è proprio vivere il battesimo, lasciare che lo spirito santo  in noi operi,  tutti noi in forza del battesimo siamo santi perché santificati abbiamo ricevuto la stessa vita di Dio.

 

Ora credo che anche noi grandi, ma anche ai nostri giovani dovremmo dirglielo più spesso, questo è veramente la felicità della vita, la realizzazione della vita, la meta della vita.

Questa vocazione universale alla santità, far parte di quel numero immenso che nessuno poteva contare, di ogni razza popolo e lingua. Così, come prima il lettore diceva, in questo numero ci sono i nostri amici e tanti nostri genitori. Non dobbiamo immaginare genitori santi che vivono con coraggio fino in fondo la loro vita? In questo dobbiamo avere meno paura di questa parola, aiutiamoci a diventare santi o meglio lasciamo che lo spirito santo dentro di noi operi la santità: perché la santità è un dono.

 

Come si fa per diventare santi? Lavare le proprie vesti al sangue dell'agnello. Il battesimo ci ha dato la veste bianca. La veste bianca la dobbiamo lavare continuamente nel sangue dell'agnello .

Per noi la santità è purificare i peccati, chiedere perdono, ricominciare continuamente. Chi è il santo? E’ uno che si è accorto che ha bisogno di ricominciare, che ha bisogno della misericordia di Dio. Il mediocre non se ne accorge, solo il santo sa di essere peccatore.

La santità è recuperare il senso, il gusto del sacramento della penitenza, non come macchinetta o solo per togliere le ansie o i sensi di colpa, ma proprio per riconoscere che abbiamo bisogno continuamente dell'infinita misericordia di Dio per ritrovare la purezza e la santità del nostro battesimo.

La santità dunque è dono perché ci viene dal battesimo e si ritrova con sacramento della penitenza, lavando le nostre vesti. Allora dovremmo dire: fa tutto il Signore! E’ più santo chi si lascia fare, chi non pone ostacoli! Possiamo fare qualcosa, c'è una piccola parte umana per diventare santi: passare attraverso la grande tribolazione.

La grande tribolazione per i primi cristiani  era il martirio frutto delle persecuzioni, i primi secoli erano santi solo i martiri che davano nella vita per Cristo. Quello del martirio però è un dono che non possiamo chiedere perché sarebbe un tentare  Dio.

Certo in un mondo come quello di oggi dobbiamo prepararci e dire “forse sono chiamato a dare la vita per Cristo come martire”, questo è il passaggio attraverso la grande tribolazione. Ma c'è un martirio non di sangue che è dei confessori della fede, che è molto più duro! Che è la grande tribolazione della vita, se non c'è questo coraggio di passare attraverso una grande tribolazione non possiamo diventare santi.

In che cosa consiste concretamente passare attraverso la grande tribolazione, questa decisione di spendersi totalmente per Cristo, di buttarsi per intero, di avere un amore di stampo nuziale con lui?

Noi siamo già figli, ma quello che saremo non è ancora manifestato.

 

Abbiamo detto più volte che il cristianesimo è bello se è come una Ferrari, la mandi a tavoletta se no non funziona. Ora cosa c'è dentro di noi che ci blocca? La paura. La paura di spenderci fino in fondo. Questo dipende da noi. È sempre grazia proveniente da Dio, però dipende anche da noi. Se sei fifone e hai paura di buttarti, hai paura di spenderti, non entri in questa dimensione di misura alta della vita cristiana, sei sempre lì a cincischiare “si però, quando....“ Sei sempre a metà strada! E’ quella specie di nebbia che ti impedisce di fare il salto. Questo è un punto fondamentale, c'è l'atteggiamento del martirio dello spendersi interamente.

Un secondo aiuto che possiamo dare allo spirito per farci davvero santi è fuggire la paura dell'omologazione. Cosa vogliono dire le beatitudini? Uscire dall'omologazione, farsi piccoli, farsi poveri per amore, miti non violenti, costruttori di pace, accoglienti, capaci di essere forti nella persecuzione: vuol dire non essere omologati innanzitutto nella testa! Vedete, la mondanità uccide il nostro desiderio di santità. Tutti vorremmo essere santi, però a la pàge.

 

Il santo invece è uno, scusate la volgarità, che rompe. E' uno come San Francesco. Perché a noi tutto quello che rompe l'omologazione ci impaurisce! Nelle piccole come nelle grandi cose! E allora cari giovani, il cristianesimo non può essere sempre al 51% o addirittura al 80% come vorreste perché se in una classe di 100 ce ne sono venti che non sono d'accordo con voi già andate in tilt, perché vi sentite non riconosciuti, scacciati, vi prendono in giro e poi come facciamo..... E'  fatica a volte il cristianesimo! In certi periodi è una piccola minoranza, però capace di custodire la verità della vita, vale per il fidanzamento, per il matrimonio, per la famiglia, per i soldi.

 

Questi sono un po' due atteggiamenti in negativo, buttarsi e non essere mondani, non aver paura di essere in minoranza quando si tratta della verità del vangelo.

Ma per la santità ci vogliono due altri atteggiamenti che vi accenno appena: il primo è cogliere al volo le grazie uniche irripetibili che Dio ci dà.

Vedete don Oreste che è uno dei santi che abbiamo conosciuto tutti, ha saputo cogliere alcune grazie che il Signore gli ha mandato di dedicarsi ai poveri, di mettere sotto la sua spalla le prostitute. E’ la sua grazia! Non è che tutti dobbiamo essere santi alla stessa maniera! Il Signore, a ogni santo, a ognuno di noi, ha dato delle grazie! Ma solo i santi hanno saputo cogliere al volo le grazie irripetibili.

Questo presuppone l'orecchio teso al Signore, e guardate, io dico sempre alle mie ragazze, voi avete lo stesso cuore di madre Teresa! L'unica differenza è che lei ha saputo cogliere al volo la grazia che Dio le ha dato quel giorno che ...... Così vale per me  e per tutti i santi.

Non è allora che il Signore ha dato dei doni in più, hanno avuto solo un orecchio attento!

 

E l'ultima cosa, la fraternità apostolica via della santità.

Come diventa santo un sacerdote?

Amando fino in fondo, fino al dono della vita la sua gente.

Se io veramente avessi a cuore la vostra vita, ragazzi, la vostra perseveranza nella fede. Sapessi cercare uno ad uno quelli che si allontanano da Gesù, pregare per loro, anche quando sono soli, offrire i miei sacrifici, la mia vita per voi: io divento santo! Perché come un genitore lo fa per i figli. un marito per la moglie, tutti noi nella fraternità apostolica gli uni per gli altri.

 

Se noi qui avessimo questa carità pastorale tra noi potremmo dire: Signore che le nostre liturgie diventino vive! Che i nostri ragazzi riscoprono il senso della domenica e ad essere disposti a sacrificarci per la fraternità.

È questo amore dentro che genera la santità.

La santità nasce da un grande amore e da una grande passione.

La santità è nella Chiesa! Non siamo cavalieri solitari secondo quello che il concilio ci ha dato, se noi prendiamo davvero a cuore questo allora sì che possiamo tutti diventare santi. Non deve spaventarci questa parola, ma non deve diventare una parola vuota.

Siamo in compagnia dei santi anche noi, qui sulla terra, anche se ancora non vediamo quello che sarà.

Vedete ragazzi con la testa non immagineremo mai i nostri morti, perché le anime sono spirito, non hanno un luogo. Come stanno davanti a Gesù fino alla fine del mondo, quando risorgeremo anime corpo?

Sappiamo che sono vicini a lui qui nella messa, adesso canteremo e tutti gli angeli e i santi a frotte arrivano qui sull'altare del Signore. E anche noi santi della terra, insieme ai santi del cielo, la comunione dei santi della terra e del cielo.

 

don Vincenzo

 

 


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