La parrocchia nella Diocesi aperta al mondo.

don vincenzoPremessa

Partiamo dalla vita che abbiamo vissuto nello scorso anno per cogliere i segni di Dio nella nostra comunità anche alla luce di ciò che è accaduto nella santa Chiesa di Dio con la morte di Giovanni Paolo e l’elezione di Benedetto decimo sesto , con l’anno dell’Eucaristia e il prossimo convegno ecclesiale di Verona e nel mondo con i disastri naturali, la crescente situazione di povertà di milioni di esseri umani e in Italia con il referendum sulla procreazione assistita e le problematiche legate alla concezione della famiglia. Alcuni segni forti sono accaduti anche in parrocchia : il desiderio di fare della liturgia della domenica la prima fonte della nostra missione, la catechesi degli adulti portata avanti dai laici assieme al sacerdote, l’esperienza bella di una fraternità allargata (pensiamo agli esercizi spirituali con don Alesiani) che esige come contrappeso una regola di vita spirituale per quanti si sentono più corresponsabili della vita di parrocchia , nuovi germogli di vita e di carità che stanno nascendo e la necessità che anche chi ha carismi o ministeri diversi li senta come propri perché la nostra sia davvero una parrocchia «plurale»!

Partendo da questa vita vissuta e pensando al futuro prossimo della nostra porzione di Chiesa locale, mi sembra urgente fare unità tra aspetti essenziali della fede che rischiano di essere separati nella prassi. Penso al legame inscindibile che deve esserci tra l’ascolto della Bibbia e la Liturgia , tra l’ascoltare con fede la Parola del Signore e lo sforzo di metterla subito in pratica nella comunità almeno in piccola parte, tra il desiderio di essere una fraternità aperta e l’esigenza di darsi una piccola regola di vita spirituale alla quale legarci con una obbedienza religiosa. Potremmo riassumere le linee pastorali 2005-6 nel vivere l’unità tra Parola e Sacramento , Ascolto e Prassi , Fraternità e Obbedienza. Capisco che può sembrare una riflessione astratta ma vi prego di ascoltarmi con pazienza.


Parola e Sacramento

La Parola del Signore quando è proclamata nella catechesi o nel primo annuncio ha la forza stessa di Dio, è Dio che parla nell’apostolo, ma raggiunge la sua efficacia più grande nella liturgia e nel sacramento perché lì la presenza di Cristo è al massimo di intensità e tutta la Chiesa è presente in mistero. Lì La Parola di Dio diventa forza concreta di salvezza che trasforma i segni in sacramento e il cuore dell’uomo in discepolo di Gesù. Lì il Vangelo diviene di palpitante attualità e si percepisce quasi il suono della voce di Cristo. Lì il sacramento è Parola visibile e la Parola è sacramento udibile. Ecco allora in questo anno, accanto al primato della Parola e della Carità che da sempre caratterizzano la nostra parrocchia , la grande ripresa di una rinnovamento liturgico della comunità intera. . Come nella Messa parola e pane formano l’unico sacramento, così nella parrocchia parola e sacramenti devono diventare un tutt’uno. La celebrazione della Eucaristia, della Penitenza, dei Battesimi , dei Matrimoni , della Liturgia delle Ore, dovrebbe diventare il momento più alto dell’annuncio di fede dove la comunità si esprime al meglio di se stessa . Dobbiamo mettere in atto il meglio delle nostre capacità umane e spirituali ,dobbiamo riscoprire e moltiplicare tutte le ministerialità legate alla Parola e alla Eucaristia a partire dalla vocazione diaconale, dai ministeri istituiti, da tutti i ministeri necessari per trasformare in evento spirituale ogni messa festiva, dallo studio della liturgia di alcuni fratelli e sorelle come ‘investimento’ per tutta la comunità. Per questo è necessario che tutti i fratelli e le sorelle che si nutrono della Parola, si «innamorino» della liturgia, perché solo così è possibile dare qualità e continuità alla «piccola riforma liturgica della parrocchia» che è già in atto!
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Vangelo e prassi di vita cristiana

Le “12 tribù” nate per animare la formazione cristiana della comunità sono state un grande dono del Signore! Per me ogni venerdì è una festa! Ma adesso vorrei chiedere a loro e a tutti i fratelli e sorelle, un forte impegno missionario : fatevi apostoli del Vangelo tra gli amici vicini o lontani, tra i catechisti e le famiglie dei ragazzi del catechismo, tra i giovani adulti, tra quei cristiani «spiritualmente inquieti» che cercano non solo emozioni ma anche radici e fondamenti della fede! Prima di ogni incontro fate sempre una telefonata ad un amico/a per invitarlo personalmente. I doni non sono nostri, vanno donati ad altri, sempre. Questo è il momento propizio per farlo! Se mi obbedirete, vedrete con i vostri occhi il «miracolo del Vangelo », un movimento spirituale in cui i cristiani comuni studiano, pregano, trasmettono il Vangelo! Ma questo esige anche un approccio nuovo da parte di tutti, predicatori e ascoltatori. Ve lo dico con un raccontino dai padri del deserto: Abba Abramo diceva di un monaco di Sceti che era copista e non mangiava pane. Un fratello venne a supplicarlo di copiargli un libro. Il vecchio, che aveva lo spirito occupato nella contemplazione, scrisse omettendo alcune frasi e senza punteggiatura. Il fratello, prendendo il libro e volendo punteggiarlo, si accorse che mancavano delle parole. Così disse al vecchio: «Mancano delle frasi!» Il vecchio gli rispose: « Va, pratica prima quello che è scritto, poi vieni che ti scrivo il resto!» Ogni volta che apriamo il Vangelo dobbiamo sforzarci di mettere subito in pratica la Parola come comunità , almeno uno «iota», come diceva Gesù! Cosa ci portiamo a casa? Aiutarci assieme e poi ,scelto un piccolo aspetto, obbedire tutti per metterlo subito in pratica.. Altrimenti le troppe parole stancano e diventano ripetitive! La Bibbia è nata dalla prassi e conduce alla prassi; è l’esperienza di un grande movimento carismatico e profetico che poi è diventato libro e che deve continuamente tornare vita! Nasce così la «piccola regola» della parrocchia alla quale tutta la «fraternità missionaria » obbedisce . Quale prassi, quale obbedienza scaturisce da questo vangelo? La vita che nasce genera altra vita e così, per irradiazione e per contagio, diventiamo comunità missionaria come c’eravamo impegnati ad essere lo scorso anno!
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Fraternità e obbedienza

Una parrocchia «plurale» ha bisogno di un luogo «istituzionale» per crescere unita: Il Consiglio Pastorale che dobbiamo assolutamente formalizzare e il Consiglio delle Famiglie che vuole allargare i confini e gli spazi della parrocchia! Ma il segreto della vitalità delle nostre parrocchie è tutto qui: allargare la fraternità! Diamo gambe a quelle iniziative che ormai caratterizzano la parrocchia nel suo insieme dove tutto deve convergere con intelligenza pastorale. Ma anche i nostri incontri di gruppo devono «allargarsi» : basta riunioni o momenti di vita solo tra noi! Apriamo ogni nostra riunione ad un nuovo venuto, amici di lavoro, compagni di scuola, occasionalmente amici di altre parrocchie ed esperienze di chiesa per dar vita ad un movimento parrocchiale di incontro, di testimonianza, di dialogo, di apertura ecumenica! Questa fraternità sempre più vasta e accogliente ha bisogno di una regola di vita spirituale per custodire l’unità e la missionarietà del suo cammino ormai più che ventennale! La sequela di Cristo è obbedienza. Solo chi obbedisce ,crede! Regola di vita spirituale tutta incentrata sull’Eucarestia quotidiana e domenicale che opera il «miracolo» di una parrocchia unita e missionaria. La regola di vita spirituale di una comunità parrocchiale deve essere semplicissima, essenziale, fatta di pochissime cose, compatibile con le diverse vocazioni delle persone specie i neofiti e quelle più umili e semplici. Scriviamola insieme nel prossimo avvento e sperimentiamola nella quaresima!


Nuovi germogli di carità e tutta la fraternità parrocchiale che dice: I care!

Penso agli amici di casa Betania che si sono resi disponibili con la comunità di san Paterniano per una casa Betania 2 , penso alle giovani famiglie di Mondo di Comunità e Famiglia cui si è collegata la nostra Banca del Gratuito, penso alla possibilità di iniziare altre esperienze di cenobio familiare in Diocesi e nella regione, penso alla serietà con cui vivere l’icona della carità ogni mese, penso ad un rinnovato impegno missionario dopo le esperienze belle di diversi nostri fratelli e sorelle , penso al centro di ascolto della carità che potrebbe arricchirsi della presenza delle ACLI. Penso all’Oratorio e all’ACR che crescono e sono una preziosissima forma di amore ecclesiale per gli adolescenti, penso alla possibilità di trasformare la parrocchia , una settimana al mese, in una sorta di cenobio per i giovani che fanno esperienza di condivisione e di ricerca vocazionale, penso all’oratorio domenicale, al coro, alla biblioteca per i più piccoli che sono segno di Cristo tra noi e a tanti altri germogli che stanno nascendo. Riuscirà tutta la parrocchia a dire I care, mi interessa, mi appartiene? Questo ci consentirebbe di diventare davvero una parrocchia plurale ed insieme più unita proprio dalla ricchezza della diversità! Nella santa Chiesa ciò che è proprio non è mai esclusivo e tutto ciò che nasce in Lei mi appartiene come mi appartengono Francesco di Assisi o Teresa di Calcutta o Teresina di Gesù! Ancor più ciò che nasce in una piccola porzione di Chiesa come la mia parrocchia! Non si cresce o si cresce poco perché manca questo sguardo d’insieme accompagnato da tanta stima e da tanta preghiera per ciò che l’altro fratello e l’altra sorella stanno facendo! Su questi punti vi chiedo obbedienza, mentre vi chiedo di perdonarmi per le tante inadempienze e fragilità.
Il vostro parroco