23 dicembre 2007

Omelia del Vescovo Armando Trasarti

Parrocchia Santa Famiglia
4a Domenica di Avvento
Mt 1, 18-24

Nel cammino verso Betlemme e oggi verso l’incontro con il Signore, ci sono tanti percorsi e tante buone compagnie, da soli non si arriva da nessuna parte.
Credo che qualche angioletto anche a noi parli, ma non ha le ali.
Reputo che bisogna trovare qualche angelo nella propria vita per farci coraggio.
Abbiamo trovato in questo periodo Isaia come il profeta della speranza; abbiamo trovato Maria come icona dell’accoglienza, dell’obbedienza della fede, la “tutta” di Dio, immacolata, tutta serva di Dio; abbiamo trovato il Battista colui che fa strada ma si mette da parte, quella chiesa che conduce ma non invade la presenza di Dio, non diventa padrona di Dio.
Noi non attraiamo a noi stessi ma dobbiamo condurre al Signore, noi ci fermiamo alla soglia del talamo della fede. Il Battista ci ha raccontato questo, abbiamo trovato anche la crisi del Battista domenica scorsa.
Il dubbio ” … può essere che il Cristo arrivi così in punta di piedi? … dov’è questo Dio che ripulisce l’aria dal peccato e brucia?…”.
Oggi la figura di Giuseppe è dominante e credo debba essere rivalutato nelle chiese, è troppo poco “parlato” anche perché Giuseppe non ha grazie particolari, è uno di noi, infatti, si dice che Gesù è figlio di Maria e di Giuseppe il carpentiere. Mi pare che noi siamo nella normalità della vita, non abbiamo illuminazioni specialissime.

Qual è la caratteristica di Giuseppe? Matteo lo definisce “uomo giusto”. Non vuoi dire che non rubava, l’uomo giusto è quello che dà il giusto tributo a Dio, quindi dà il giusto tributo agli uomini. La giustizia prima si dà a Dio, chi è superbo non è giusto perché occupa il posto di Dio.
Uomo giusto. A Giuseppe è capitato qualcosa di drammatico, non è stata una cosa bella, quanti sorrisi avrà visto questo povero uomo, quante battutine ironiche avrà sentito, quanta derisione, cosa avrà detto alla sua famiglia, quale futuro con questa ragazza madre.
Racconta il beato Charles de Foucault che capì il dramma dell’annunciazione quando nel Tuareg era andato un annetto un po’ più all’interno per fare deserto nel deserto, aveva incontrato delle persone e anche una ragazzina che era promessa sposa; dopo la promessa deve passare un anno prima del matrimonio nel mondo arabo, perché così c’è la certezza di non avere figli da altri. Quando è tornato ha chiesto di quella ragazza, com’era andato il matrimonio, dov’era andata a vivere ma tutti tacevano, era sorpreso. Allora chiese ad un vecchietto in privato, perché in pubblico queste domande non si potevano fare, che cosa era successo e perché tutti tacevano. Il vecchietto rispose ” …caro padre, era stata trovata incinta ed è stata uccisa a sassate…”, e dice Charles de Foucault nel suo diario ” …. ho capito il dramma di Maria e l’umiliazione di Giuseppe; l’ho capito nel XX secolo e da allora non ho pensato più con tanto sentimentalismo la chiamata di Maria e l’incarnazione del suo figlio unigenito; ho capito il dramma…”.

Ecco allora qui si incunea la storia di Giuseppe, l’uomo dalle labbra mute, dicono i Padri, ma da fede certa. L’uomo che si trova in un mistero più grande di lui, che si trova a far compagnia a un mistero più grande di lui, che ogni tanto ha bisogno di dormire o meglio di capire nel profondo, che ogni tanto ha bisogno di qualche angelo, di qualche buona notizia, di qualche compagnia positiva per scuotersi. Lo troveremo anche nella fuga in Egitto quando viene svegliato dall’angelo che gli dice ” …alzati prendi con te il bambino e la madre…” (nemmeno dice: “prendi con te tuo figlio!”) Che cosa ci richiama Giuseppe? La fede di Abramo, di Maria, anche le opportunità di fede nostra, fede non facile. Anche noi a volte siamo come Giuseppe, anche noi abbiamo tante storie di fatiche.
Penso ad una storia che mi è capitata prima di partire per Fano, di una signora che aveva già tre figli e uno inaspettato in arrivo. La suocera è molto contrariata vista l’età non più giovanissima, ma questa mamma si domandava quale futuro avrebbe avuto per sè e per il figlio; io le dico di fidarsi. Questa è la fede di Giuseppe. Poi la natura ha fatto il suo decorso negativo con un aborto naturale, la famiglia è stata tutta contenta ma lei è andata in crisi. La suocera aveva risolto il problema di coscienza, “non basta essere anziani per essere saggi”.

Penso ad una persona che debba perdonare perché ha avuto un torto dalla vita; non fare vendetta, fidati, la fede di Giuseppe. Penso alla storia di noi preti, alle aridità spirituali; facciamo tanto ma non raccogliamo molto; anche questa è la fede di Giuseppe. Penso alla professione della vita, l’equilibrio che metti, l’onestà, l’esperienza di chiarezza, di correttezza, qualcuno invece che con la furbizia ti passa avanti e tu sei nel dubbio, “rimetto la mia giustizia, la rimando a casa oppure vado avanti?”. Penso ai genitori quando hanno fatto molto e non vedono frutti; dicono…vale la pena?
E’ la fede di Giuseppe!!
La fortuna sarà se ognuno di noi in questa fede oscura, in questa obbedienza ad occhi chiusi trova un angelo, una bella compagnia!! La chiesa dovrebbe diventare l’angelo che ti sostiene e che ti dà forza; la bella notizia.
Anche Maria ha avuto una fede oscura ma il buon Dio a lei ha permesso di confrontarsi ” …vedi anche tua cugina Elisabetta che è avanti nell’età ha avuto qualcosa di grandioso…”; lei corre a verificare ed a testimoniare.
Anche Maria ha avuto un angelo; è la bella compagnia della fede. Quando nella vita ti senti sconfitto, quando la fede ti pare decadente, quando il bene sembra non produrre niente di buono….trova un angelo!!!! Non trovare uno più depresso di te, quello che una volta si chiamava la bella compagnia! Che non è peccato averla, però se tu sei zoppo e cammini con uno zoppo, cadete tutti e due.
Cerca uno che cammina dritto più di te.
Nelle chiese, nelle comunità ci sono gli angeli; ci sono le tenerezze che ci supportano e ci aiutano a non soccombere nella fede oscura.

Oh come mi piace Giuseppe!! Come dovremo rivalutarlo!! Troppe volte troviamo Maria ed il bambino e ci scordiamo di Giuseppe ma egli è ognuno di noi.
Questo ci permette di capire anche la prima lettura.
Acaz è in un momento delicato, ha paura, il suo regno è traballante; egli non è un uomo forte.
Lui tentava accomodamenti nell’ambiguità, voleva allearsi con i potenti, anche a costo di liquefare l’esperienza religiosa e a quel tempo bastava un alleanza esterna, una religiosità ambigua ed il tempio andava alla deriva.
Il profeta gli dice di chiedere un segno ma Acaz non vuole tentare Dio.
Sembra un uomo di fede ma è un uomo superbo perché ritiene di avere la soluzione.
Anche lui aveva i suoi angeli, i potenti, le sicurezze; il Signore gli dava l’angelo, l’Emmanuele, il “Dio con noi”; colui che ti aiuta a capire la compagnia, il Dio della tua vita.
Anche noi siamo tentati come Acaz, nei problemi difficili della vita, di essere non coerenti, di ammiccare alle soluzioni facili per problemi complessi ed onesti.
Quante volte siamo nella fede debole di Acaz, non vogliamo seguire il Signore e cerchiamo accomodamenti.
Oh Giuseppe come ci sei importante!! Aiutaci nelle fedi oscure!! Ogni uomo di chiesa troverà le notti oscure della fede; tutti i grandi santi hanno trovato le notti oscure.
Quando la vita ti piega, quando il bene è umiliato, quando il male è osannato, quando l’onestà sembra derisa, quando la disonestà ha grandi compagnie, quando l’esperienza religiosa pur faticosa ti sembra non appoggiata mentre altre esperienze sembrano osannate: trova un angelo!!  E aggiungo…non temere!!
E’ una delle parole più usate sia nell’antico che nel nuovo testamento; lo sentiamo tante volte questi giorni, lo abbiamo sentito nella festa della Madonna, lo abbiamo sentito strutturalmente non in maniera precisa nel Battista, dove gli si dice di non aver paura del carcere per la fede; lo sentiamo oggi in Giuseppe, lo sentiremo la notte di Natale ai pastori, lo sentiremo di riflesso la messa terza di Natale: “non aver pau ra della luce, non nasconderti alla luce, non temere”; noi uomini di chiesa dovremmo ridare coraggio, Dio non si è scordato di te, non ti dà pesi che tu non puoi portare, non ti mette su strade che tu non puoi percorrere.
In qualsiasi professione di vita, famiglia, consacrato, prete, diacono, giovane: non temere…fidati di Dio!!
Ma attento non presumere di farcela da solo: trova gli angeli!!
Trova gli angeli che ti fanno vedere in positivo, quelli che ti aiutano a conoscere la verità.
Non trovare diavoletti che infangano le speranze già morte.
Non trovare quelli che ti scoraggiano e che hanno più difficoltà di te; non quelli che ti portano alla deriva. Il Signore non li fa mancare gli angeli, solo che bisogna avere l’occhio pulito, l’occhio trasparente.

Giuseppe come ci sei necessario in questa vita così sbrindellata, in queste scelte così fragili, nei nostri percorsi un po’ melliflui, non rigidi. ..non temere!! Dice la sacra scrittura nei passi paralleli ” …diventa virile…sii uomo nella vita …hai fatto delle scelte”.
Non temere! Dio non ti delude, Dio non è venuto a deludere gli uomini e presto o tardi a chi lo attende, Dio risponde.
Chiunque di noi ha fatto cammini di fede, vocazionali ed anche professionali da credenti, avrà sperimentato delle grandi aridità e delle delusioni cocenti; eppure chi ha avuto pazienza ha raccolto frutti inaspettati. “Non temere Giuseppe…non temere fratello, sorella, Dio sta ai patti; non paga sempre ma non dimentica…iI centuplo quaggiù e la vita eterna”.
Ci sarà una chiesa che saprà contare il centuplo quaggiù? lo presumo di sì.
Giuseppe aiutaci nella pazienza e aiutaci anche a tenere la bocca chiusa quando la vita sembra darci durezza, e aiutaci ad essere uomini nelle scelte di cui non sappiamo bene la fine, ma sappiamo la partenza; se Dio chiama, ci darà le compagnie giuste e darà la risposta giusta per mantenere le promesse.


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