31 maggio 2010

Le registrazioni audio del sinodo

Le registrazioni audio del sinodo


Venerdì 21 maggio 2010, alle ore 21,15 è iniziato il “Piccolo sinodo parrocchiale” sulla sfida educativa. Dopo il canto solenne del “Veni creator”, la lettura di Osea e l’introduzione del diacono Lucio, don Andrea Turchini, rettore del seminario di Rimini, ha svolto una interessante, quanto brillante, relazione dal titolo: “Ripartiamo dalla persona“.

È qui disponibile l’audio dell’intera serata, divisa nelle sue principali parti. Buon ascolto.

21 maggio

Introduzione don Vincenzo 02: 27

Lettura Osea 02: 11

Introduzione diacono Lucio 07: 40

RELAZIONE di don Andrea Turchini 44: 55

Domande e conlusione 12: 27

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22 maggio

Incontro di sabato 22 maggio dalle ore 16 alle 19.30 con don Antonio Facchinetti e alcune realtà della diocesi di Cremona.

La sfida educativa nei cammini di iniziazione cristiana dei ragazzi.

Prima parte 01:12: 55

X  Seconda parte — Non ancora disponibile

Terza parte 01:05: 54

La seconda parte verrà resa disponibile nei prossimi giorni.

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23 maggio

Domenica 23 maggio è la Pentecoste, la festa dello Spirito che illumina il nostro piccolo sinodo sulla sfida educativa. Ecco le parole di don Vincenzo durante la messe delle 11 in cui si è celebrato anche il  matrimonio di Alberto e Letizia.

Ascolta omelia 15:38


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27 maggio

Record di presenze  nella sala di fraternità “don Oreste Benzi”, la cui foto sorridente sopra il portone d’ingresso appariva ancora più felice per i tantissimi giovani, venuti da diverse parrocchie per ascoltare proprio uno dei suoi “figli” Giorgio Mezzini, “insegniente” e membro della Comunità Papa Giovanni XXIII, che con l’aiuto dei discepoli di Emmaus, ha raccontato la sua esperienza di incontro con i giovani e Gesù.

Ascolta incontro 01:07:36

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28 maggio

Un incontro raro per profondità e ricchezza di contenuti si è purtroppo imbattuto con i limiti di chi, forse per stanchezza, non ha impostato correttamente gli strumenti di registrazione. E così della stupenda conferenza di don Gianpiero Palmieri sono rimasti salvi solo i primi 19 minuti con i quali ricorderemo la sua tranquilla voce e gli spunti iniziali di riflessione sul bisognio di relazione dei giovani, della conoscenza che hanno di sé, della realtà e di Dio, di come provare ad aiutarli in una ricerca spirituale che può, anzi oggi deve, trovare sostegno in una profonda conoscenza dell’uomo e della psicologia.
Ascolta 19:50

Per la parte che manca, circa 40 minuti, rimane la memoria dei presenti che invito a commentare e a ricordare ciò che più lo ha colpito, e la traccia scritta da don Giampiero utile a chi non c’era, e che può scaricare al seguente indirizzo in formato PDF: Scarica PDF

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30 maggio

Domenica 30 maggio l’omelia di don Steven.

Don Steven 13:03

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31 maggio

Dopo la processione mariana guidata dal Vescovo, la conclusione di Mons. Armando Trasarti.

vescovo-conclusione 14:07

  1. Giovanni Santarelli says:

    Si è trattato indubbiamente di un bel momento quello animato venerdì serva da don Andrea il quale ha interpretato al meglio, penso, il senso di quello che dovrebbe essere un sinodo per una comunità che non intende solo capire quello che deve fare per i giovani, ma soprattutto vuole rivedere il suo “essere” di fronte alla fede.
    L’importanza di momenti come questo sta infatti nella possibilità concessa di mettere il dito nella piaga nella propria essenza spirituale e, di conseguenza, nella propria capacità di trasmettere le cose più importanti liberandosi di fardelli inutili.
    Queste allora le cose che mi sono rimaste:
    “Ciò che conta è amare” diceva anni fa Carlo Carretto; questo dobbiamo vivere con forza tra noi in un momento invece in cui ci sentiamo sempre più lontani e rassegnati di fronte alla possibilità di vivere momenti belli e stabili di fraternità. Si tratta di porre attenzione alle persone che ci vivono accanto le quali, senza che noi ce ne accorgiamo, ci pongono domande a cui noi non diamo risposte perché impegnati in cose che consideriamo più grandi e importanti.
    La Parola al di sopra di tutto: “seminare il seme della Parola in ogni terreno”. Don Andrea è partito da lì ed è rimasto sempre lì. La Parola non è stata usata per confermare le sue convinzioni, ma come modalità per dare sostanza e contenuto alle parole “accompagnare, educare, formare e discernere”. Anche noi pensavamo di averlo capito, ma rischiamo di giocarci il nostro biblico e le nostre tribù se la Parola non entra nelle midolla e non plasma il nostro essere costringendoci però a cambiare nella prospettiva dell’amore e dell’attenzione alle domande. A volte i nostri incontri pur belli non ci mettono in discussione: si tende ad usare la parola e non ad essere usati dalla Parola. La Parola va vissuta ogni giorno, ogni ora e ogni settimana va “mangiata” assieme senza mai saltare un “pasto” come invece sempre più avviene.
    Abbiamo bisogno di padri più che di profeti: questa mi sembra l’altra indicazione che è emersa dalla comunicazione di d. Andrea. Il Profeta rompe, il padre ricuce; il profeta è solo, il Padre non sa stare solo; il profeta guarda avanti, il Padre guarda accanto; il profeta non sa di esserlo, il Padre si sente responsabile; il profeta ha uno sguardo corrucciato, il Padre ha uno sguardo intenso e amorevole.
    Non dobbiamo avere paura di perdere consenso, ma dobbiamo essere aperti a tutti. Abbiamo bisogno di comunità che non escludano nessuno, senza scendere mai a compromessi sul piano della autenticità. C’erano tante persone venerdì, ma tante ne mancavano. I tempi sono duri, ma la sfida è affascinante. Non dobbiamo chiuderci in difesa, ma offrire un ambiente che abbini l’apertura al calore, la capacità di leggere vi segni dei tempi facendo però assieme un grande lavoro di discernimento a partire dalle scelte di vita di ciascuno.
    Non dobbiamo legarci ai risultati perché il tempo presente deve finire e noi dobbiamo pregare perché ciò avvenga il prima possibile perché solo alla fine si compirà tutto ciò che il Signore ha promesso. Dobbiamo convivere con l’idea che il modo possa finire con la fede, ma che la fine possa avvenire anche senza più fremiti di speranza perché la fede è venuta meno. La vita è una cosa seria e dobbiamo seriamene pregare perché Dio non si arrenda di fronte al tentativo del male di prevalere sul bene che Dio ci ha reso possibile “uccidendo la morte”. Oggi a volte ci prende la disperazione di fronte al consenso che il male riesce ad ottenere dalla gente, anche la più umile, e di come i ricchi sembrano ancora una volta farla da padroni.
    Dobbiamo ridare senso alle cose da noi fatte in questi anni e che oggi a volte ci paiono finite nella loro dimensione che pensavamo fosse profetica; dobbiamo farlo senza però pretendere di avere la soluzione in tasca e che la responsabilità di tutto sia degli altri che non ci ascoltano. Dobbiamo smettere di sentirci profeti inascoltati e puntare invece ad essere padri silenziosi e vicini a coloro che vogliono essere ascoltati e dai quali possono venire tante idee nuove.
    Dobbiamo insomma vivere prima di tutto la vicinanza in un mondo dove la lontananza la fa da padrona; dobbiamo ricordarci il senso della solidarietà come prassi abituale, dobbiamo rivestirci di umiltà in un modo ritornato (ma forse sempre stato) prepotente.
    Nino

  2. Valter Toni says:

    Mi fa molto piacere che Nino abbia iniziato citando il libro di carretto che ho letto sette volte, quasi imparandolo a memoria e su cui venti anni fa ho messo la base del mio tentativo di sentirmi “credente, sperante e amante”.
    Oltre a confermare la soddisfazione dell’incontro con don Andrea, decisamente arricchente faccio alcune piccole annotazioni anche alla luce dell’incontro di sabato che ho potuto seguire a singhiozzo, e quindi invito chi c’era a correggermi e ad integrare.
    Senza diventare troppo teorico e perciò smentire gli inviti di don Andrea, trovo comunque interessante il ragionamento iniziato già qualche biblico fa su “essere profeti o essere padri…” Penso di essere fin troppo banale dicendo che sono necessari entrambi. Anzi mi piace integrare questo discorso con quanto magistralmente esposto in un incontro di Enzo Bianchi, quando afferma che la Chiesa esiste se esistono i profeti, i teologi e gli apostoli. Non aggiungo altro perché direi sciocchezze e vi invito ad ascoltare i file audio che vi misi a disposizione tempo fa.
    Ma ritorniamo ai nostri incontri. Sabato ho capito quanto invece sia necessaria una certa, e oserei dire nuova, preparazione nell’affrontare certi argomenti. Non preparazione fatta di solo sapere, ma anche di “fare”. L’esperienza degli amici di Cremona, attraverso i loro “master” laboratoriali di preparazione durati due anni, prima di mettersi in gioco, hanno testimoniato sostanzialmente questo. Altrimenti parlare di pre-catecumenato, catecumenato e mistagogia significa solo mettere delle etichette su vestiti vecchi, col grande rischio poi di generare confusione, frustrazione e stanchezza. Dietro questi termini c’è ormai una scienza, un metodo, perfezionabile, ma che si basa su esperienze vere e solide. Ho come la sensazione che siano metodologie che costino un po’ di fatica, soprattutto iniziale, ma che se non si ha fretta, nel tempo potranno dare soddisfazioni e risultati insperati. Almeno questo gli amici di Cremona hanno, mi pare, ben testimoniato.

  3. sono daccordo con valter


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