6 luglio 2009

Casa Nazareth secondo decennio

Una lettera aperta di qualche anno fa all’inizio del secondo decennio di Casa Nazareth che mi sembra ancora attuale. DonVi

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L’atteggiamento con cui inizio a scrivere questa lettera aperta è di gratitudine a Gesù e ai responsabili della associazione e alle famiglie e ai volontari che hanno amato e servito casa Nazareth nel primo decennio facendo veri e propri miracoli , di autocritica per non essere riuscito ad essere un padre spirituale  capace di sostenere l’associazione nei passaggi più delicati , di incertezza spirituale, quindi  grande umiltà, su come immaginare il suo futuro. Provo a comunicare alcune riflessioni che nascono da un grande amore per questa casa frutto del diaconato e dei ministeri e primo esperimento di cenobio di famiglie <<fidei donum>> nella propria diocesi.

  1. Sento importante in questo momento dar vita ad una figura di  << abbà o abbadessa della Casa>> che  abbia ed eserciti il carisma di mantenere relazioni fraterne e continue con le famiglie residenti quali che esse siano, con le famiglie dell’associazione Banca del Gratuito da allargare e rilanciare come comunità di servizio non residente a servizio di casa Nazareth, con i volontari di Casa Nazareth valorizzando il servizio civile della Caritas, con le famiglie che in una sorta di noviziato stabile sullo stile dei gruppi di condivisione si preparano almeno con un anno di anticipo ad entrare o a collaborare dall’esterno, strettamente con il centro di ascolto assumendosi poi lui-lei in prima persona la responsabilità delle accoglienze assieme alle famiglie, con  le famiglie di mondo di comunità e famiglia con cui siamo in collaborazione perché , come altre volte è successo, non vivano come realtà separate ma in osmosi continua pur nella distinzione dei carismi, e  con la Chiesa locale, specie i settori più vicini a Casa Nazareth. Penso a questo fratello e sorella come una testa pensante che sappia interagire con le iniziative del territorio e della Chiesa locale valorizzando Casa Nazareth come laboratorio di una carità ecclesiale e come stimolo culturale. Lo penso come una sorta di  un fraterno riferimento spirituale che valorizzi appieno i suoi due occhi : l’uno per guardare in alto e aprire spazi di una incarnazione del Vangelo radicale e coraggiosa, l’altro estremamente attento con delicatezza e misericordia  alle persone che gratuitamente stanno dando la vita per amore per sostenerle  e accompagnarle nei momenti difficili.  Un fratello o una sorella che, anche non vivendo nella casa,  almeno per un novennio come i fidei donum si dedica a rendere viva bella e feconda casa Nazareth. Individuati alcuni volti potremmo chiedere al Vescovo un aiuto per il discernimento e per avere la sua benedizione.  Potremmo dire che è l’anima di Casa Nazareth perché tutto e tutti nella Casa siano valorizzati appieno: la vita della Casa , il suo legame con la parrocchia e la diocesi, la messa della carità da ripensare secondo alcune linee che mi sono permesso di dare, la dedica della Cappella ai 7 martiri di Algeria e ciò che questo significa come incontri feste e calendario liturgico, l’ apertura di luogo e di cuore della casa alla città e alla diocesi per quelle iniziative che sembrano maggiormente in sintonia con le finalità della casa e così via. Questo  non offusca ma sostiene le famiglie che temporaneamente vi risiedono e assicura una continuità ed una crescita della casa. E’ un necessario correttivo, a mio avviso, tra il <<per  tutta la vita>> e  la <<temporaneità>> che caratterizza la nostra esperienza in questo abbastanza unica in Italia.
  2. Anche se sono profondamente convinto che economia  e preghiera sono nello stesso orizzonte, potrebbero essere distinte in futuro le responsabilità del <<Padre Spirituale >> dal Presidente della Associazione Banca del Gratuito pur in un clima di assoluta comunione senza il quale non c’è né Chiesa, né carità, né fraternità di famiglie. Il Presidente di una Associazione che ha delle mire ambiziose come la nostra , svolge un servizio gravoso e indispensabile nel portare avanti tutti gli adempimenti statutari della Associazione, nel far fronte a tutti gli imprevisti delle realtà esistenti e nel far nascere quelle che sono in cantiere. ( immaginiamo cosa potrà significare aprire una casa in missione !)  Penso a lui come una figura spirituale  sullo stile di 2 Cor. 8-9 per sostenere e incoraggiare anche da un punto di vista economico le famiglie che si preparano a vivere nelle case Nazareth, suggerendo loro come contemperare il coraggio con la prudenza in vista di una serenità nella coppia e con i figli. Penso in particolare alla importanza di avere uno sguardo globale e prospettico sulla realtà della Associazione, le cooperative e le altre associazioni ad essa collegate e in particolare il nostro collegamento già attuato come associazione con Mondo di Comunità e Famiglia che rappresenta ormai lo spazio pastorale allargato della associazione Banca del Gratuito : tenere i collegamenti e farci conoscere la vita e le iniziative della associazione e soprattutto farcela sentire come nostra anche costringendoci a sprovincializzarci almeno nel pensare le grandi sfide della carità e il movimentismo de gli Atti degli Apostoli . Sarà lui  anzitutto a non farci  dimenticare le iniziative di banca etica portate avanti con la BCC e la collaborazione ormai preziosa per noi con la Fondazione 7 Novembre e con la Caritas nazionale che ci ha sempre dato fiducia per sostenere  i nostri progetti . Penso che anche la collaborazione al Picchio del Ceis e la vicinanza con Mondo a Quadretti sul problema delle Carceri possa entrare in questo quadro assai largo del responsabile della Associazione Banca del Gratuito.
    Per quanto riguarda un aspetto che è uno dei  fiore all’occhiello della associazione, la casa editrice, credo che , con opportuni collaboratori, possa essere un campo di grandi speranze per l’Associazione, specie se si riuscirà a collaborare in futuro con le Deoniane o con altre realtà a noi vicine . Anche da questo arido elenco mi pare traspaia un ministero preziosissimo per la nostra Chiesa locale e non mi pare che il responsabile dell’Associazione sia un mero <<uomo delle cose da fare>> ma un autentico costruttore di unità e di concreti segni di carità ecclesiale seguendo da vicino le indicazioni della seconda parte della Enciclica Deus Caritas Est. Potremmo dire che se l’Abba è il Guardiano( inteso in senso pienamente francescano)  della Casa Nazareth, il  <<Presidente>> ( termine non francescano molto usato!) è il Guardiano della Associazione e delle Associazioni e Cooperative ad essa collegate  e con il più vasto campo della Cooperazione e della solidarietà.
  3. Credo che la scelta o la riconferma di questi due fratelli o sorelle sia decisiva per il prossimo decennio e per la generazione di altre case famiglia sullo stile di Casa Nazareth: uno stile strettamente legato alla Chiesa locale e non semplicemente espressione di una associazione o di un movimento ecclesiale. La peculiarità di casa Nazareth è la stessa del Diaconato: mano del Vescovo per l’annuncio del Vangelo della carità nella parrocchia o nella zona pastorale, aperti al territorio dove si vive e ad ogni persona che fa fatica a vivere. Il soggetto è la Chiesa locale, l’Associazione è uno strumento di servizio che ci consente di servire la Chiesa locale senza pesare in nulla su di lei  e mettendoci gratuitamente al suo servizio per pensare strade nuove e possibili.  Per questo penso che un servizio vada fatto in prima persona, valorizzando anche cento collaboratori:  ma chi riceve il ministero  di  Guardiano della casa  e della Associazione  deve sentirsi missionario della fraternità parrocchiale e della Chiesa locale. Uno dei doni grandissimi di questi dieci anni è il legame tenerissimo che la  casa e l’associazione ha sempre mantenuto con i nostri Vescovi che sono stati per noi esempio insuperabile di un Padre che si lascia portare, si fida e incoraggia i suoi figli!
    La consapevolezza della piccolezza non dovrebbe rimpicciolire la prospettiva: credo che chi accoglie questo ministero debba guardare a don Oreste per la passione ecclesiale e spirituale, a Bruno Volpi per la libertà e democraticità delle iniziative di stile familiare, a Ernesto Olivero per la sua capacità di interagire con la cultura e il territorio e a tante figure belle della Chiesa del post Concilio  : credo umilmente che uno dei peccati del primo decennio di casa Nazareth sia stato da parte di qualcuno di noi un silenzioso tentativo di <<ridimensionare il tiro>>con tutte le inevitabili conseguenze che sempre succedono ad una esperienza  di santità cristiana partita come  coraggiosa e profetica . Lo stile della scelta deve essere coraggioso e chiaro, non di ripiego, come in atti 6. Credo che non possano essere fratelli dell’ultima ora ma persone che in questi anni hanno lungamente pensato come rinnovare la casa e l’associazione e in questo momento i fratelli li incoraggiano a mettere a frutto i loro doni. Credo che tutti noi dall’esterno gli saremo vicini, li aiuteremo in altri servizi di famiglia o di pastorale , li sorreggeremo con la preghiera e li provocheremo con le nostre intuizioni ma lasciando ad essi uno spazio di sintesi .
  4. Non sono sicuro di quello che sto per dire ma penso che noi più grandi dovremmo lavorare con tutto l’entusiasmo di ragazzi perché siano i giovani e le giovani famiglie a portare avanti concretamente il futuro di casa Nazareth e della banca del Gratuito, altrimenti l’invecchiamento sarà precoce. Ovviamente ognuno di noi ormai nella Diocesi porta avanti molteplici servizi ed altri potrebbero esserci dati o noi stessi potremmo sceglierli. Il discernimento ci appartiene: abbiamo i nostri giovani, i giovani della diocesi , collegamenti stretti con l’Azione Cattolica e Scout, le giovani famiglie che fanno parte della <<nostra>> associazione di Mondo di Comunità e Famiglia, tante giovani famiglie a noi vicine  con cui avviare una sorta di nuovi gruppi Nazareth incentrati sulla solidarietà e condivisione, le famiglie amiche della diocesi e quelle della regione che in questi anni hanno conosciuto casa Nazareth: un bacino di riferimento per un discernimento costante e non in vista della sostituzione delle famiglie. Amo pensare che se lavoriamo bene e se Dio lo vuole le porte di tanti cuori si apriranno non appena per il ricambio di casa Nazareth, ma per aprire altre case famiglia  e tante inedite scommesse sulla carità ecclesiale. Abbiamo insieme conosciuto don Oreste quando aveva una sola casa famiglia e il Signore ha moltiplicato la sua carità e il suo amore per poveri.  Quello che è accaduto in questi anni per Mondo di Comunità e Famiglia ci commuove e ci rincuora: persone diverse dalle più diverse città della penisola che avvertono il bisogno di conoscere e sperimentare qualcosa che ha fatto brillare i loro  occhi . Sono famiglie con il nostro stesso entusiasmo e la nostra stessa fatica e sono convinto  che anche la nostra associazione possa avere un colpo d’ali purché non tiriamo a campare senza coraggio e senza idee. Potremmo partire con contatti personali, valorizzando la messa del lunedì, una lettera aperta a famiglie amiche della diocesi e non, un dépliant  che faccia arrivare a tutti l’invito di <<venire a vivere o a lavorare>> a Casa Nazareth e nella Banca del Gratuito. Si tratta in questi mesi di un lavoro corale  e in profonda sintonia anche se poi ognuno di noi ha sfumature diverse nel modo di concepire il prossimo futuro della nostra associazione. Il mio invito è di un grande sforzo spirituale sorretto da una grande preghiera con l’attenzione di gettare una rete la più ampia possibile da cui far emergere alcune concrete disponibilità. Lascio ai fratelli i tempi e i modi del discernimento ma senza un entusiasmo spirituale saremo costretti a scelte di sopravvivenza.
  5. Ero partito nello scrivere questa lettera con la preoccupazione di definire una identità. A questo punto non mi sembra la questione principale una volta chiarita la ecclesialità  in senso stretto del nostro progetto non a caso nato dai diaconi e dai ministeri: una forma di ministerialità e di missionarietà nell’ambito della diocesi e delle zone pastorali di famiglie  che come fidei donum nella propria città  lasciano la loro casa per vivere una esperienza molto intensa e forte ( la temporaneità presuppone la full-immersion!) di vita evangelica in una sorta di cenobio familiare  per essere missionari  secondo doni e possibilità diverse. Vi saranno case Nazareth sul tipo del nostro primo decennio ma come avevamo balenato per Mondolfo e per altre situazioni che non si sono concretizzate, potranno nascere case Nazareth per ridare vita a parrocchie piccole e disperse, per creare una fraternità più stretta con sacerdoti o diaconi, per rispondere alle urgenze della cultura e della carità imparando dai movimenti e dalle associazioni ma privilegiando la Chiesa locale  e le parrocchie che liberamente desiderano coinvolgersi.  E’ un riappropriarsi da parte di cristiani comuni di aspetti di vita cristiana che ieri erano esclusivi di ordini religiosi per la gioia di chi li vive e a servizio della famiglia in un momento così critico della sua vita : persone sole, bimbi che vengono aiutati a nascere, ragazze madri che trovano sostegno e amore, immigrati accolti e aiutati nella loro malattia terminale: sono state in questi dieci anni l’eredità più preziosa del primo decennio di casa Nazareth!
    Una identità semplice: per aiutare le parrocchie e le chiese locali a vivere come fraternità missionarie intrise di preghiera e di carità, nascono alcune esperienze missionarie <<fidei donun>> ad opera di famiglie che hanno maturato la loro fede nella parrocchia e desiderano aprirsi a tutta la Chiesa locale mettendo per qualche anno ( almeno tre!) <<completamente>> a disposizione la loro vita di famiglia compresa la casa, per essere in un luogo segno di fede e per mostrare umilmente e con i propri limiti tutta  la bellezza della famiglia cristiana. Ogni scelta  maturata nelle parrocchie e zone pastorali verrà sottoposta al Vescovo e si farà solo con la sua benedizione per essere certi che si tratta di un ministero prezioso e non di una scelta personale o di gruppo e si protrarrà fino a quando sarà necessario. Per questo è preferibile il nostro caso in cui la proprietà della casa  è della Chiesa locale  e l’associazione banca del Gratuito gratuitamente  la usa con opportuni contratti e comodati sul tipo di quello che lega casa Nazareth alla nostra parrocchia.

    Potrebbe essere questa l’intenzione nel tempo pasquale della preghiera e della adorazione permanente e notturna del venerdì perché ,di questo sono intimamente certo, solo con una grande preghiera potremo aprire il secondo decennio di <<Casa Nazareth.>>


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