8 ottobre 2006

La famiglia e la Chiesa

Alcune linee pastorali 2006-2007

Ha detto il Papa Benedetto XVI :
Nessun uomo e nessuna donna da soli e unicamente con le proprie forze, possono dare ai figli in maniera adeguata   l’amore e il senso della vita. Per poter infatti dire a qualcuno “la tua vita è buona, per quanto io non conosca il tuo futuro”, occorrono un’autorità e una credibilità superiori a quello che l’individuo può darsi da solo. Il cristiano sa che questa autorità è conferita a quella famiglia più vasta che Dio, attraverso il Figlio suo Gesù Cristo e il dono dello Spirito Santo, ha creato nella storia degli uomini, cioè alla Chiesa. Egli riconosce qui all’opera quell’amore eterno e indistruttibile che assicura alla vita di ciascuno di noi un senso permanente. Per questo motivo l’edificazione di ogni singola famiglia cristiana si colloca nel contesto della più grande famiglia della Chiesa, che la sostiene e la porta con sé. E reciprocamente la Chiesa viene edificata dalle famiglia, “piccole Chiese domestiche”, come le ha chiamate il Concilio Vaticano II riscoprendo un’antica espressione patristica. Da tutto ciò scaturisce una conseguenza evidente: la famiglia e la Chiesa, in concreto le parrocchie e le altre forme di comunità ecclesiale, sono chiamate alla più stretta collaborazione per quel compito fondamentale che è costituito, inseparabilmente, dalla formazione della persona e dalla trasmissione della fede. Sappiamo bene che per un’autentica opera educativa non basta una teoria giusta o una dottrina da comunicare. C’è bisogno di qualcosa di molto più grande e umano, di quella vicinanza, quotidianamente vissuta, che è propria dell’amore e che trova il suo spazio più propizio anzitutto nella comunità familiare, ma poi anche in una parrocchia, o movimento o associazione ecclesiale, in cui si incontrino persone che si prendono cura dei fratelli, in particolare dei bambini e dei giovani, ma anche degli adulti, degli anziani, dei malati, delle stesse famiglie, perché, in Cristo, vogliono loro bene. (Il Papa al Convegno Pastorale della Diocesi di Roma)

Attualizziamo queste parole del Papa nella nostra comunità parrocchiale  per farne una linea portante del piano pastorale 2006-2007.
Ministerialità ecclesiale e vita di una famiglia cristiana.
Le linee pastorali di quest’anno sono incentrate sulla  ripresa di una forte ministerialità  ecclesiale avendo invitato con forza fratelli e sorelle ad accogliere un ministero, dai ministri straordinari della comunione, alla ministerialità femminile, ai lettori , suddiaconi,  diaconi, catechisti e famiglie cristiane con ministeri di evangelizzazione, fratelli e sorelle che studiano teologia e che costituiscono un punto di riferimento  importante  nella  fraternità missionaria parrocchiale . Per quanti accettano, la chiesa diventa di fatto per essi la seconda famiglia .
In questo nuovo anno trasformando la catechesi tradizionale in percorsi di iniziazione cristiana, i catechisti chiameranno in modo differenziato a seconda delle rispettive sensibilità tutte le famiglie dei genitori, dei padrini, dei garanti a coinvolgersi nei percorsi educativi dei figli in modo nuovo e speriamo bello dal punto di vista della qualità  delle proposte.
Una comunità parrocchiale adulta avverte la complessità del “ministro” o del catechista ed in genere della famiglia cristiana di tenere insieme, nella propria giornata e nella settimana, la dimensione familiare affettiva ed educativa, la dimensione professionale e di impegno nel territorio, la dimensione ecclesiale sia come nutrimento spirituale sia come ministero ecclesiale specifico. E’ facile un conflitto tra famiglia e comunità perché la Comunità cristiana  rischia di assorbire troppe energie e può creare situazioni di disagio e conflittualità in casa nella relazione con il coniuge e con i figli . Anche per questo nella chiesa ci sono uomini e donne che a tempo pieno fanno della comunità cristiana la propria famiglia.

La sfida è reale e complessa e non possiamo sacrificare né la famiglia né la comunità. Che la vita in famiglia sia da tutelare in ogni modo è di per sé  evidente in un tempo in cui la vita è complessa e mette continuamente alla prova, in cui la crisi di coppia è dietro l’angolo e le reazioni dei figli sono imprevedibili creando una profonda sofferenza in genitori cristiani che si sentono accusati di non aver amato abbastanza il coniuge e i figli;  d’altra parte  in questo periodo della storia della Chiesa è di altrettanta evidenza , per chi ha a cuore il cristianesimo degli anni avvenire, che i ministri della Chiesa e le famiglie cristiane  dovrebbero mettere in secondo piano l’autosufficenza educativa, le distinzioni politiche, gli hobby e le public relations, le abitudini di vita consolidate, per mettere in primo piano l’appartenenza ecclesiale, per costruire fraternità missionarie , per  offrire così stili di vita cristiana  possibili e belli ai nostri figli .
Come fare? La quadratura del cerchio non è mai facile!

a. Potremmo riprendere l’intuizione del Consiglio delle Famiglie di cercare di portare tutta la famiglia nel servizio ecclesiale ed essere come famiglia e non come single soggetti pastorali nella comunità. Questo esige una attenzione specialissima al coniuge e ai nostri figli per proporgli, liberamente e con convinzione,  di essere insieme figli di famiglia e di comunità. Questo sarà ancora più urgente in caso di cenobi familiari o di case famiglia come abbiamo sperimentato in dieci anni di casa Nazareth! L’esperienza degli esercizi spirituali di tutta la comunità e della settimana delle famiglie in montagna mostrano che c’è meno disagio quando in comunità si è tutti insieme come famiglia!

b.Un secondo accorgimento  potrebbe essere quello di aiutarci insieme  ad ottimizzare il tempo e a concentrare i momenti formativi o organizzativi per evitare di uscire troppo frequentemente dalla famiglia nelle ore del dopo lavoro in cui normalmente è riunita! Una uscita di casa per venire in comunità è sempre impegnativa e va lasciata per le cose indispensabili ed utilizzando per il resto tutti i mezzi anche più moderni che non richiedano presenza fisica e consentano dialogo e lavoro insieme! Un aiuto prezioso viene dalla suddivisione del ministero pastorale con un consenso sulle linee di fondo ed una grande fiducia reciproca nella loro esecuzione .Tutto il tempo risparmiato per arrivare ad estenuanti decisioni  è un dono per la famiglia.

c. Il dialogo in famiglia potrebbe eliminare momenti di fatica se il coniuge  e i figli entrano nel senso delle cose che il ministro compie per la comunità ecclesiale a nome della intera famiglia . La preghiera  fatta assieme all’inizio o al termine del giorno per dirsi e portare insieme i servizi e riferire subito  ciò che si è fatto ed il senso con cui l’abbiamo vissuto può ricaricare il resto della famiglia e non  ricordare il sacrificio compiuto per la gioia interiore che vedono nella persona amata come i 72 che inviati a due a due, tornano da Gesù e riferiscono della loro missione.

d. D’altra parte una comunità parrocchiale stile famiglia aiuta la famiglia stessa a crescere e permette ai figli di trovare  una esperienza concreta e vivibile di cristianesimo vissuto.  Non solo. La famiglia cristiana non ha futuro se non è avvolta preceduta e seguita da una forte esperienza di famiglia ecclesiale. Ciò che il  cristiano dice della famiglia, lo dice copiando dalla Chiesa. Per questo si dice della casa che è una  piccola domestica ,come abbiamo ripetuto troppe volte. Non vive l’una senza l’altra.
Dove i figli e gli amici possono trovare concretamente  il perdono, la misericordia, il riconoscerci fratelli e figli, la condivisione dei beni, la speranza nel dolore e nella morte?
Per questo la comunità ecclesiale non deve aver paura di chiedere alla famiglie cristiane ma deve anche aiutarle  non solo a non impoverire la propria casa ma ad arricchirla sia nell’amore di coppia sia nella passione educativa verso i figli intrisa di una sana laicità che sa passare con disinvoltura dall’abito bianco della chiesa al pallone o alla racchetta da tennis, dal camice del lavoro all’ozio della lettura e alla contemplazione del creato, dal grembiule per costruire la società del gratuito al sorriso gioviale di chi vive con leggerezza la vita!

e. D’altro canto sperimentiamo che senza una forte condivisa vita di chiesa tra famiglie in cui, concretamente e nel piccolo, possiamo tentare di vivere quel che vorremmo che si vivesse nelle relazioni complesse tra popoli culture nazioni, tutte le affermazioni come pace, solidarietà ,condivisione, giustizia, società del gratuito diventerebbero vuote e spesso predicatorie, alla fine davvero clericali! Come potremmo infatti solo desiderare che si perdonassero  ebrei e palestinesi se  noi con una preghiera di perdono non riuscissimo a ricucire gli strappi quotidiani di una vita di Chiesa dove, quando poco poco decidiamo di essere una fraternità allargata, il diavolo (quello vero!) fa  di tutto per seminare zizzania?

f. Questa è  una stagione unica ed irrepetibile della chiesa in cui le famiglie cristiane desiderano vivere gli atti degli apostoli e sentirsi corresponsabili dell’annuncio missionario del vangelo senza rivendicarsi ruoli profetici  contro una Chiesa “istituzionale”, senza rivendicare di sostituirsi ai preti che essi vedono  sempre più come padri nello spirito e pastori dell’intero gregge.
Ecco perché questo è il momento magico per approfondire il legame inscindibile tra ministerialità ecclesiale e vita di una famiglia cristiana.

In questo contesto la piccola regola di vita spirituale è di estremo aiuto se accolta nella libertà del cuore e nella passione educativa verso i figli.

Lavoriamo assieme attorno a questa bozza nei prossimi giorni ricordando ciò che il venerato papa Giovanni Paolo ll scriveva sulla santità come misura alta della vita cristiana.
Con affetto Il Parroco


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