1 settembre 2006

Linee di pastorale giovanile

Al carissimo confratello Diacono, alle famiglie ai giovani che si sono messi a servizio della pastorale giovanile parrocchiale

Ecco il ‘documento di base’ (sic!) che vi ho inviato un mese fa

Lavori in corso: pastorale dei giovani degli anni del post cresima e delle scuole superiori

Vorrei usare poche parole per fissare alcune emozioni-intuizioni , allo stato decisamente magmatico, che in questa estate ci siamo comunicati tra responsabili in varie occasioni. Ci fermiamo per ora ai giovani delle superiori.

a.abbiamo lavorato molto in questi anni anche in assenza di un progetto educativo unitario e non dobbiamo ‘perdere’ le persone che hanno dato tempo e cuore per i giovani delle ‘superiori’ pur ripensando in modo decisamente nuovo la pastorale di questo settore .

b.Alcuni di noi ritengono che bisogna cambiare qualcosa nella pastorale giovanile seguendo queste linee: formare un solo ‘movimento’ giovanile parrocchiale dai 14-19 anni, dotarlo di un più grande legame interparrocchiale e diocesano , puntare alla progressiva acquisizione di un modo cristiano di pensare e di vivere in un confronto aperto con la cultura di oggi nella scuola che frequentano e nella città in cui vivono.

c. Come raggiungere questo? Anzitutto con una mentalità nuova da parte di tutti coloro che in parrocchia ‘servono’ i giovani delle superiori per amore di Gesù. Si chiede ad essi un minimo di maturità affettiva ed ecclesiale, una apertura mentale per proporre una forte identità cristiana con tutta la pazienza e il rispetto dei tempi e della fragilità del giovane, per mettere in relazione il movimento giovanile della parrocchia con l’intera comunità parrocchiale che è il vero soggetto che educa alla fede con lo stile quotidiano della sua vita .

d. Da una nuova mentalità potrà nascere un progetto educativo unitario condiviso mettendo insieme le urgenze pastorali , le esperienze più fruttuose che ci sono in giro, le situazioni concrete nate dalla nostra esperienza di questi anni. Dovremmo arrivare a fissare insieme almeno una bozza dell’itinerario educativo parrocchiale e diocesano e le possibili interazioni con la scuola e la vita della città ed i grandi appuntamenti nazionali ed internazionali . Non dovrebbe mancare un respiro ecumenico e missionario tipico della nostra esperienza. Al centro del progetto educativo esperienze di vita cristiana giovanile con momenti di full-immersion .

e.Per realizzare questo progetto serve un referente unico (o una coppia di sposi) inviato della comunità ai giovani di questa fascia che , in comunione costante con i presbiteri e i diaconi, custodisca il progetto unitario condiviso e faccia da incoraggiamento e sostegno per tutti i responsabili pastorali di questa fascia d’età. Individuato il punto di riferimento occorre un gruppo di catechisti che siano a servizio di tutti i giovani ed in profonda sintonia tra loro e individuarne due o tre che , con il sostegno convinto e costante dei ministri ordinati , siano le ‘guide spirituali ’ dei giovani perché li conoscono, li cercano, li incontrano personalmente e periodicamente, si fanno vicini a loro nei momenti belli e difficili della vita e partecipano a tutti i momenti del progetto pastorale . E’ questo il compito più urgente , più delicato, più impegnativo specie nel primo anno di cammino unitario delle ‘superiori’.

f. Tutti i giovani delle superiori più sensibili vanno invitati ad essere protagonisti attivi nel ‘gruppo’ relazionandosi tra loro alla pari, come ‘compagnia di amici affidabili ’ sia con i più giovani che amano avere amici più grandi che li stimano, sia per quelli che via via decidono di aggregarsi . Essi decidono il volto giovanile della parrocchia e sono il biglietto da visita per quanti vivono ai margini. I giovani universitari che in varie occasioni desiderano unirsi a loro lo faranno nel rispetto dei loro programmi e del loro stile così i genitori ed i collaboratori dei catechisti che desiderano dare un aiuto facendo da ponte tra i catechisti, i giovani e l’intera comunità.

g.Per quanto riguarda i servizi che i giovani in formazione desiderano fare con i più giovani vanno maturati come parte del percorso educativo e non con trattative personali e poi sostenuti con una costante verifica dei formatori che alleggeriranno il giovane da altri servizi per non appesantire la sua vita ancora in formazione.

h.Accanto ai giovani delle ‘superiori’ della parrocchia’ ci sono altri giovani cristiani che crescono in percorsi personali ed associativi diversi e fanno parte a pieno titolo della comunità, dovremo poi avere uno sguardo alla totalità dei giovani 14-20 che non fanno parte del gruppo ,affrontare la pastorale dei giovani universitari che crescono moltissimo ogni anno. La pastorale 14-20 è solo un aspetto della pastorale giovanile della parrocchia…

Cari amici proviamo a concretizzare

a.abbiamo lavorato molto in questi anni anche in assenza di un progetto educativo unitario e non dobbiamo ‘perdere’ le persone che hanno dato tempo e cuore per i giovani delle ‘superiori’ pur ripensando in modo decisamente nuovo la pastorale di questo settore .

Abbiamo sulla carta un gruppo straordinario di giovani e adulti della comunità per la pastorale giovanile .

Guida spirituale e punto di riferimento unitario di tutta la pastorale giovanile

Diacono Lucio Diotallevi con la collaborazione di Patrizia ed il mandato del Vescovo

Giovani famiglie che sono cresciute nel servizio ai giovani

Marco e Cora Meletti, Giancarlo e Lorena Mosconi, Pier e Laura, Alessio e Laura Fattorini

Mamme della comunità che portano avanti un servizio di pastorale giovanile

Saula Santarelli, Antonella Magoga, Betta De Carlo, M.Valeria Milani

Giovani che da tempo lavorano come ‘educatori’

Claudia Camilloni, Lucia Radici, Valeria Nobilini, Alberto Alesi, Fattorini Michele ,Erika Santinelli, Mencarelli Caterina, Lucia Muzio, Francesca Conti, Tamburini Francesco, Lucia Boiano,

Con la presenza di Nino Santarelli e Marco Marcucci a servizio dei giovani più grandi.

Sicuramente ho dimenticato qualcuno e prima di spedire spero di rimediare; quasi una equipe di trenta persone parroco compreso che amano i giovani e sono vicini come fratelli maggiori. Credo una équipe invidiabile anche se alcuni decidessero di interrompere il loro servizio spero non come giovani ma semplicemente come educatori.

Chi ha il fidanzato o la fidanzata credente cercherà di portarlo/a con se nella pastorale giovanile con un arricchimento per tutti, chi ha il dono del discernimento e vede in alcuni giovani e adulti il carisma di stare vicino ai giovani lo può proporre con coraggio.

Cari amici vogliamo provare tutti assieme a pensare , alla luce della e-mail che ho mandato, un nuovo cammino di pastorale giovanile senza perdere nulla possibilmente del tanto che di vero di bello e di buono abbiamo vissuto negli anni ed anche nei giorni scorsi? Facciamolo insieme, discutendo i vari aspetti con il desiderio di offrire il meglio alle nuove generazioni di giovani, senza prendere il passato o noi stessi come metro di misura, ma cercando il meglio per i giovani cristiani di parrocchia nella Chiesa del terzo millennio.

b.Alcuni di noi ritengono che bisogna cambiare qualcosa nella pastorale giovanile seguendo queste linee: formare un solo ‘movimento’ giovanile parrocchiale dai 14-19 anni, dotarlo di un più grande legame interparrocchiale e diocesano , puntare alla progressiva acquisizione di un modo cristiano di pensare e di vivere in un confronto aperto con la cultura di oggi nella scuola che frequentano e nella città in cui vivono.

Un solo movimento giovanile parrocchiale dai 14 ai 19 anni.

Le ragioni sono molteplici: dare ai giovani un senso di appartenenza ecclesiale all’interno della parrocchia e tra le parrocchie della città e della diocesi, aiutarli ad avere un minimo di identità culturale a partire dalla propria fede.

Le modalità: immaginiamo anche la soluzione più semplice e a nostra portata.

-ci si vede la domenica per la messa

con tutti gli animatori che accolgono e si fanno vicini ai giovani che vengono a messa per un approccio personale , un dialogo che può iniziare lì ed essere ripreso nella settimana. A piccoli gruppi ci si può dare appuntamento per il pomeriggio per momenti di festa, ci si può ricordare gli appuntamenti che abbiamo davanti a noi e così via. A volte, preparata per tempo, potrebbero essere tutti gli animatori con i giovani a dare un taglio alla liturgia domenicale e magari dopo la messa un momento di festa nella sala della fraternità…

-Il giorno della fraternità parrocchiale dei giovani

Si potrebbe fissare un giorno alla settimana in cui abitualmente ci si vede in parrocchia che in qualche modo diventa, per quel giorno, la propria casa. Prenotandosi a piccoli gruppi possono risiedere lì in quel giorno, partendo dalla preghiera del mattino, alla colazione , al pranzo insieme, lo studio e poi fino alla sera dopo cena; un giorno della fraternità in cui ci si alterna con gruppi non omogenei dove è possibile per i più giovani gioire della presenza dei “big”. Se si decidesse il giorno, sarebbe importante che la casa sia a disposizione dei giovani e non vi siano altre iniziative di catechesi o altro. Si possono invitare anche amici di scuola . La parrocchia è dei giovani che in essa vogliono vivere una esperienza tipica di fraternità cristiana.

Il sacerdote , il diacono, i catechisti che non sono impediti dal lavoro e dalle esigenze familiari sono presenti con la loro famiglia ogni volta che gli è possibile semplicemente per stare assieme ai giovani che essendo piccoli gruppi consentono una conoscenza ed un rapporto personale.

Un catechista si farà responsabile del tutto perché la giornata sia un momento bello ed utile.( prende le prenotazioni almeno di massima, chiede l’aiuto di qualche fratello o sorella della fraternità per i pasti e perché la casa sia accogliente ecc) …sarà un aperitivo delle settimane di fraternità che il CDV ha già messo in agenda e che anche noi vorremmo fare dopo le timide esperienze dello scorso anno. Al giorno della fraternità di volta in volta si possono invitare gli insegnanti di religione ed alcuni loro colleghi di altre materie…Se non lo si vede come un lavoro, per un animatore può diventare una giornata piacevole anche se molti non potranno per i turni di lavoro e il rimanere nelle sedi universitarie.. ma quando tornano.. è festa…

Il dopocena nel giorno della fraternità parrocchiale dei giovani

I momenti formativi e spirituali potrebbero essere anche quindicinali mentre gli altri due potrebbero essere di tipo festoso tra i giovani che vivono in parrocchia e gli amici che li raggiungono ( si potrebbe tentare per quel giorno di vedersi non alle 21,30 ma alle 20,45-21 con tempi più dilatati !): un ascoltare musica, un cineforum anticipando la cena, un incontro amichevole con altri gruppi di amici di altre parrocchie, un festeggiare i compleanni senza spendere tanti soldi, una gara sportiva promossa dall’oratorio e dall’eden group che riesce a raccogliere anche giovani non impegnati nelle attività spirituali della parrocchia. In alcuni ‘tempi forti’ di avvento e quaresima si potrebbe riprendere, assieme ad alcune coppie di genitori, il tema formativo delle settimane scorse e scambiarsi opinioni in libertà…Tutti sono invitati, viene chi può, sicuramente i più giovani, ma come una cosa piacevole più che un patto da rispettare come per gli incontri formativi e spirituali.

i gruppi quindicinali potrebbero essere il ritrovarsi di tutto il movimento giovanile parrocchiale delle superiori.

I catechisti, assieme ai giovani, scelgono le tematiche formative che ritengono più urgenti , con uno sguardo ai giovani, agli avvenimenti sociali e culturali, alla vita della Chiesa, avendo sotto gli occhi il cammino della intera comunità parrocchiale ed utilizzando i catechismi Cei e i testi dell’Azione Cattolica giovani come punti di riferimento per dare spessore ai temi scelti. Non toccherei in un anno troppi aspetti ma, come già ho visto fare gli scorsi anni in alcuni gruppi, trattarli a fondo perché siano incisivi. Immaginiamo abitualmente incontri a piccoli gruppi che all’inizio possono essere di classe ( un gruppo del post-Cresima 2006, un gruppo di seconda e terza superiore che sono già insieme, un gruppo di quarta e quinta) ; in alcune occasioni si potrà lavorare in modo non omogeneo per creare una complicità spirituale tra tutti i giovani. Ci potrà essere il momento dell’accoglienza , magari una piccolissima introduzione, avendo poi organizzato nel dettaglio il lavoro di gruppo ,con un amico che raccoglie idee e suggerimenti, anche se non sempre potranno essere riportati in assemblea.

Poi un momento tutti assieme per compieta con tutti gli animatori presenti, il diacono e la famiglia che coordina la pastorale che approfitta di questo momento per un saluto, per dare l’agenda del mese, anche con testi scritti o facendosi precedere da una e-mail affinché tutti siano invitati.

A volte sarà preferibile un incontro assembleare con testimoni capaci parlare al cuore dei giovani. Un giovane sacerdote, delle persone esperte sui temi trattati, un incontro allargato con altre parrocchie e i giovani delle superiori della città ecc ecc.

Non trascureremo il piccolo gruppo che abitualmente potrebbe lavorare anche un’ora assieme ( 21 accoglienza; 21,15 laboratorio nei gruppi; 22,15 Comunicazioni e compieta) anche perché con loro ci saranno quei catechisti che sono stati scelti dalla comunità come figure di riferimento spirituale. Quello che alcuni animatori hanno fatto negli anni scorsi è eccezionale e non dobbiamo perderlo!)

Una sera al mese il momento di preghiera sulla scia di quello che già facciamo sulla spiritualità di Taizè accuratamente preparato con un giovane sacerdote che dice un pensiero e si mette buono per confessare chi vuole e, accanto a lui il diacono e le guide di riferimento dei vari gruppi. A volte possono essere invitati i genitori che sono più sensibili, amici di scuola dei ragazzi, un gruppo di un’altra parrocchia col proposito di ricambiare il segno di fraternità. Non sarebbe già bellissimo se trenta sono gli animatori almeno altrettanti potranno essere i giovani… ci si sente legati ad un solo movimento giovanile parrocchiale senza perdere assolutamente il rapporto personale..-Le celebrazioni penitenziali più importanti verranno preparate con cura per permettere a sacerdoti, capaci di toccare il loro cuore, di essere presenti. Quando per grazia di Dio un incontro di formazione o di preghiera riesce bene. riportiamolo subito la domenica successiva perché tutta la comunità sia partecipe di quello che il Signore regala ai giovani come avevamo iniziato a fare alcuni mesi fa….

In un confronto aperto con la cultura di oggi

Questo aspetto lo dobbiamo approfondire con calma: quel che rimane nella testa e non scende nel cuore, non viene interiorizzato, non diventa certezza, non ha la forza di produrre alcunché. Educare i giovani esige anzitutto dare certezze interiori, far maturare convincimenti su ciò che è fondamentale per la vita….

Quello che hanno interiorizzato nel cuore deve però diventare cultura, mentalità, stile di vita possibile e valido per l’oggi, deve trovare riscontri in esperienze gratificanti di altri giovani che entusiasmano e conquistano, deve essere una verità spendibile e raccontabile con gioia nei luoghi di studio, di lavoro, tra gli amici, nei mezzi della comunicazione sociale. Questo oggi, data la molteplicità di proposte culturali, esige un confronto serrato con la diversità che non può essere lasciato al singolo giovane, ma aiutato da tutto un movimento di amici e di pensiero da cui si sente sorretto.

Come la parrocchia può aiutare questo confronto? Come tutta la fraternità missionaria parrocchiale può sostenere i più deboli nella fede? E tra giovani di parrocchie ci si può aiutare? Come aiutare il movimento dei giovani della parrocchia a confrontarsi in modo costruttivo con quelli che hanno una cultura diversa, aiutandoli a dare ragione delle loro convinzioni e saperle difendere in campo aperto fuori della parrocchia? Come, in modo proporzionale ai propri convincimenti, mandarli in campo aperto per verificare la tenuta di ciò che abbiamo insegnato? Come rispettare una gradualità dai 15 ai 20 anni pur facendo un percorso unitario? Non ho certezze……..

c. Come raggiungere questo ? Anzitutto con una mentalità nuova da parte di tutti coloro che in parrocchia ‘servono’ i giovani delle superiori per amore di Gesù. Si chiede ad essi un minimo di maturità affettiva ed ecclesiale, una apertura mentale per proporre una forte identità cristiana con tutta la pazienza e il rispetto dei tempi e della fragilità del giovane, per mettere in relazione il movimento giovanile della parrocchia con l’intera comunità parrocchiale che è il vero soggetto che educa alla fede con lo stile quotidiano della sua vita .

cari catechisti ed animatori aiutiamoci umilmente ad avere una mentalità nuova nel servizio di animatori . Ecco alcuni spunti di verifica:

1. per essere animatore di pastorale giovanile ci vuole un minimo di maturità affettiva per essere liberi nei riguardi dei giovani per dare affetto senza problemi e saper dire una parola franca ed impegnativa senza perdere la serenità del cuore. Un minimo di maturità affettiva per essere un attimo decentrati da noi stessi e poter accorgersi delle situazioni dei nostri giovani in modo da sorprenderli con la nostra attenzione verso di loro.

2. Un minimo di maturità ecclesialeper saper vedere nell’insieme il mistero della Chiesa come popolo di Dio e come Sposa di Cristo. Questo è decisivo. Perlomeno desiderare di farsi aiutare per capire cosa vuol dire trasmettere una vita di fede a dei giovani nella chiesa cattolica oggi. Solo così si può essere uniti tra catechisti. Il sacerdote, il diacono, la coppia di riferimento sono lì per garantire, per aiutare a sentirsi dentro la grande famiglia della Chiesa di Dio.

3. Un minimo di maturità ecclesiale è possibile se il catechista per primo si sente al cuore della Chiesa e vive la vita della comunità cristiana almeno nei suoi momenti essenziali e decisivi come la domenica, l’ascolto della parola, i momenti di programmazione pastorale. Un animatore dei giovani è oggettivamente parte della fraternità missionaria della parrocchia. A volte sarà costretto a scegliere per non appesantirsi ma se c’è amore e passione per Gesù e per i fratelli non è un problema!

4. Occorre una apertura mentale per proporre una forte identità cristiana. Per far questo deve fissare nel suo cuore i punti fermi che fanno la bellezza del cristianesimo e guardare la vita umana vista con gli occhi di Gesù. Con tutta la pazienza e il rispetto dei tempi e della fragilità del giovane : si punta in alto sapendo che con noi per primi Gesù deve avere tanta pazienza!

5. la preghiera personale e liturgica è l’anima del catechista verso i suoi giovani ma soprattutto pregare con loro e non solo per loro. Pregare accanto ai giovani: essi scrutano il tuo volto e la sincerità della tua fede e la tua presenza vale più di tante parole. Il catechista dei giovani è un fratello maggiore che ha un senso di vera fraternità nei confronti dei giovani.

6.Non prendersi troppo sul serio e accogliere il servizio come un dono per sé, una grazia che ti consente di ricominciare continuamente. Altrimenti il peso e la fatica prevalgono Mi serve per non smarrire io il senso della fede e della vita. E’ più quel che ricevo di quel che do e questo mi ricarica nei momenti di stanchezza.

7. Non dobbiamo lasciarsi intimorire dalle proprie mancanze e dal proprio peccato ma essere sempre sinceri con i giovani . Anche per me vivere l’affettività come Cristo mi chiede non è semplice ma ci provo ,chiedo perdono e ricomincio.. e così via…

d. Da una nuova mentalità potrà nascere un progetto educativo unitario condiviso mettendo insieme le urgenze pastorali , le esperienze più fruttuose che ci sono in giro, le situazioni concrete nate dalla nostra esperienza di questi anni. Dovremmo arrivare a fissare insieme almeno una bozza dell’itinerario educativo parrocchiale e diocesano e le possibili interazioni con la scuola e la vita della città ed i grandi appuntamenti nazionali ed internazionali . Non dovrebbe mancare un respiro ecumenico e missionario tipico della nostra esperienza. Al centro del progetto educativo esperienze di vita cristiana giovanile con momenti di full-immersion .

Un progetto educativo unitario condiviso. Lo costruiremo assieme. Con una convinzione di fondo: questo per la pastorale giovanile è il tempo delle esperienze di vita, della concretezza di proposte spoglie di retorica e di ideologia e cariche di vita vissuta.

-fissiamo le mete educative indispensabili per un giovane cristiano che voglia vivere ed esprimersi nella nostra società. Io metterei la vita interiore e di preghiera, la consapevolezza della profonda umanità e bellezza della antropologia cristiana , l’accettazione generosa del sacrificio per realizzare una grande meta di amore, l’appartenenza alla Chiesa in cui vive e sentirsi parte viva della Chiesa universale, la responsabilità nei confronti della società, del mondo, del creato….

-copiamo con intelligenza da ciò che accade nella Chiesa. Guardiamoci attorno a 360 gradi! Siamo bravissimi a fare copia-incolla per preparare un campo o un momento di preghiera ma possiamo farlo con intelligenza sulle linee educative della pastorale giovanile imparando dai gruppi parrocchiali ma anche dai movimenti e dalle associazioni ecclesiali.

-le situazioni concrete nate dalle esperienze di questi anni, guardando i giovani che hanno perseverato, ci dicono che solo chiedendo molto con amore e con convinzione si cresce. Chi resta in parrocchia vuole cibo solido. Anche i giovani che hanno fatto scelte vocazionali di speciale consacrazione ce lo ricordano.

-Di fatto nella nostra parrocchia la presenza di un gruppo di catechisti che sono anche membri della azione cattolica giovani , ci ha consentito un respiro diocesano e nazionale che non dovremmo perdere ma intensificare. Credo che se in questi primi anni vi fosse una scelta condivisa di appoggiarci ,anche con libertà, al cammino della azione cattolica giovani, questo ci aiuterebbe molto a partire insieme. Ho chiesto a Laura di darci le linee portanti del loro progetto educativo e credo che in gran parte sono anche nostre.

-Credo anche che in un progetto pastorale giovanile della nostra parrocchia non possano mancare alcune caratteristiche ci sono proprie: un rapporto privilegiato con la Parola di Dio e dovremmo studiare come aiutare i nostri giovanissimi ad un approccio graduale , motivato e sempre più coinvolgente con la Santa Scrittura. Una seconda caratteristica è data da una attenzione costante alla carità ecclesiale come la chiama Benedetto XVI:dalla casa Betania, al lavoro della Caritas, alla associazione Banca del Gratuito, a casa Nazareth, ai condomini solidali, al carcere. Un percorso giovanile non può non farne occasione di esperienza prolungata . Anche se in questo momento siamo ‘in pausa’, credo che l’impegno missionario sia uno dei cardini nella formazione giovanile: la meta potrebbe essere un campo in terra di missione durante l’estate preparato con cura come fanno già diverse diocesi in Italia. La proposta ecumenica che abbiamo lanciato a livello di Chiese d’Europa di piste di fraternità tra parrocchie cristiane del continente , quanto vorrei che fosse anzitutto accolta dai miei giovani !

e.Per realizzare questo progetto serve un referente unico (o una coppia di sposi) inviato della comunità ai giovani di questa fascia che , in comunione costante con i presbiteri e i diaconi, custodisca il progetto unitario condiviso e faccia da incoraggiamento e sostegno per tutti i responsabili pastorali di questa fascia d’età. Individuato il punto di riferimento occorre un gruppo di catechisti che siano a servizio di tutti i giovani ed in profonda sintonia tra loro e individuarne due o tre che , con il sostegno convinto e costante dei ministri ordinati , siano le ‘guide spirituali ’ dei giovani perché li conoscono, li cercano, li incontrano personalmente e periodicamente, si fanno vicini a loro nei momenti belli e difficili della vita e partecipano a tutti i momenti del progetto pastorale . E’ questo il compito più urgente , più delicato, più impegnativo specie nel primo anno di cammino unitario delle ‘superiori’.

Referenti del progetto unitario: una coppia di sposi

Una coppia di sposi o due giovani che in questi anni hanno condiviso con il diacono la pastorale giovanile e che si assumono il servizio di far camminare questo progetto educativo. Chiediamo il dono del discernimento. A tutti i catechisti chiedo di essere i primi protagonisti della nascita di un movimento parrocchiale di giovani delle superiori. Occorre sentirsi tutti responsabili di tutti e custodi del percorso educativo intrapreso. Poi è chiaro che saremo amici affidabili anzitutto per i giovani che conosciamo meglio e da molto tempo. Saremo con loro nei gruppi di lavoro,uno dei ‘vecchi catechisti’ verrà scelto come ‘guida spirituale’ per custodire legami personali precisi con ciascuno ma il segreto della riuscita dipende se siamo un gruppo di lavoro unito e animato da un grande amore per la Chiesa .

Mi rendo disponibile ad incontrarvi personalmente per confermare il vostro servizio di catechisti . Grazie di cuore nel nome del Signore!

  1. Matteo Itri says:

    Caro donVi,
    non mi aspettavo tutta questa collaborazione richiesta a noi educatori/catechisti e animatori; sono contento.

    Allora, per educare alla fede, dai 14 ai 19 anni, io chiederei un corso di esegesi e ermeneutica biblica (anche solo del Vangelo) perché ormai non si è più piccoli.
    Non è una cosa campata per aria e vedo i miei coetanei (sono 16enne) che spesso si allontanano dalla Chiesa perché non ne sono attratti. Poi, quando parliamo insieme di alcuni argomenti come “sesso”, “affettività”, ecc, e vedono come io possa trovare spunto dal Vangelo, citando a loro versi che loro si sono sentiti decine di volte ripetere ma ai quali non avevano mai dato un’interpretazione tale, sono esterefatti e ‘pretendono’ di saperne di più. Io chiederei un corso di analisi biblica; ma non bigotto e forzato, ma come l’analisi di uno ‘strumento’ con cui affrontare la vita di tutti i giorni.

    Qualora dovessi educare i giovani alla fede, gli andrei a chiamare. Sì, a chiamare. Perché non essendosi legati più a nessun sacramento, pensano che il solito catechismo sia finito e non vogliono affrontare i ‘soliti’ discorsi anche dopo la Cresima; perché per uno che non ha attrazione a venire, sono solo i ‘soliti vecchi’ discorsi. Se invece li si andasse a chiamare per farli partecipare a un nuovo gruppo in cui si può crescere insieme confrontandosi sui temi che uno ha sempre ritenuto ‘scontati’ e scoprire che non lo sono per nulla, farebbe accrescere nel ‘rinnovato’ giovane la voglia di partecipare. L’idea di fondo è, quindi, una parrocchia che attira persone che non hanno più voglia di tornare indietro.

    Queste sono le mie idee, spero di essre stato d’aiuto
    un salutone da parte di tutta San Cristoforo – Fano
    Matteo Itri

  2. Luca Gervasi says:

    Ciao Don Vincenzo,

    i giovani di quell’età, secondo il mio modestissimo parere, hanno bisogno più che altro di rendersi conto del mondo che li circonda. Hanno un’età transitoria che li porta da essere ragazzini fino ad essere maggiorenni e quindi cittadini del mondo a tutti gli effetti.
    Credo che per loro sia bene fargli vivere esperienze, VERE esperienze. Loro più di chiunque altro hanno bisogno di vedere con i loro occhi altre persone (adulti) che hanno fatto scelte di vita importanti (mi viene in mente Casa Nazareth, casa Betania, ecc..) nel nome di Cristo. Cosicchè questi giovani si riempino di quella voglia di fare, quella voglia di ESSERE Cristiani attraverso la visone e il confronto con realtà esistenti.

    Con affetto

    Un abbraccio

    Luca


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